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L'Occidente appare ai migranti marocchini come un universo di "potenzialità invecchiate", incapace di mettersi alla ricerca attiva di nuove forme di governo della realtà, sempre più aggressivo. I migranti non si sentono sicuri in Europa, né d'altra parte lo sono mai stati prima di arrivarvi. Essi muovono alla ricerca di una collocazione (culturale oltre che materiale) che non riescono (e forse non possono) trovare, soffrono della mancanza di spazio simbolico (non possono dire la loro sul mondo) e soffrono del consumo di rappresentazioni altrui (dell'islamofobia mediatica, ad esempio). Eppure, la nuova capacità di guardare alla storia coloniale e di elaborarla, e il fatto che i migranti guardino all'Occidente come "a casa" pur vedendone le fatiche e le mistificazioni in modo più consapevole rispetto agli europei, permettono loro di intuire percorsi alternativi a questa modernità.